Le Vostre Storie

Ferma al bivio

Ho 64 anni. Due figli sistemati ed ognuno mi ha reso nonna felice di esserlo. Da 20 anni ho un compagno con cui non convivo stabilmente perché lui ama il suo luogo di nascita e quindi mi raggiunge e sta con me 3-4 giorni e poi riparte. Cosi doppie case e doppio tutto. Ognuno amministra le proprie cose. Nessun progetto di vita. Nulla all’orizzonte. Cosi io vivo con le mie risorse e lui con le sue. Io ho due figli e due nipotini, le mie esigenze di donna ambiziosa e lui scapolone, che dopo vent’anni continua a dire che è abituato a stare solo. Diventato taccagno sia finanziariamente che affettivamente. Sono oltre 10 anni che non abbiamo più intimità. È subentrato da parte mia affetto e riconosco che il.mio nipotino è molto legato a lui che ha un modo di fare molto accattivante col bambino pur senza mai comprargli un giocattolo di iniziativa personale e pur tornandosene a casa senza preoccuparsi del bambino, come invece faccio io che rimango a casa mia per poter dare continuità alla routine del nipotino in modo che non venga sballottato in giro perché i genitori lavorano. Se chiedo un aiuto economico mi ironizza dicendo che gli chiedo elemosina e percepisco che lo fa di.malavoglia nonostante 20 anni di vita dedicata a lui e adattandomi al suo stile di vita che è metà settimana con me e metà a casa sua. Lui in pensione da 10 anni e io da poco. Se penso ai miei potenziali altri 20 anni di vita che mi aspettano mi intristisco. Non coltiviamo nulla in comune e la sua taccagneria mi sta dando molto fastidio perché non mi sento minimamente considerata come donna. Penso anche che gli anni passano e magarin bel giorno possa decidere di starsene a casa sua lasciandomi così con iun pugno di mosche in mano. Invece vorrei che lui stesse con me e vivere sti anni che abbiamo davanti con un minimo di agio dedicandosi l’uno all’altro amorevolmente. Io ho figli e nipoti e non voglio stare lontano da loro. Lui mi rimprovera questa cosa e mi dice che sono affari miei e che lui mai starà con me stabilmente e che, se proprio non voglio state sola, di trasferirmi io da lui, dove per esperienza già vissuta io dovrei occuparmi della casa e di fargli trovare pronto il pasto ad orario e lui con la sua legna e suoi bicchieri di vino bevuti in compagnia un po’ qua e un po là. E se mi lamento mi viene indicata la porta. Eppure gli voglio bene e mi dispiaccio nello stesso tempo di fare sta vita che non assomiglia per nulla alla vita di coppia che vorrei. Ho scritto di botto su questo sito. Ho accettato di ricevere commenti anche dall’eventuale psicologo che vorrà dirmi qualcosa. Ammetto la mia paura di ritrovarmi ancora più sola. E questa l’ho sempre avuta pur essendo una donna a cui non manca nulla per poter forse avere una compagnia migliore.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere di una vita così poco interessante.

Le Vostre Storie

Innamorarsi della vita

Mi chiamo Mara (nome di fantasia) ho 40 anni, un marito piacente, coetaneo, che ormai amo come un fratello perché è sempre rimasto un bambinone, ed ho due figli quasi adolescenti. Da due anni sono innamorata di un uomo 25 anni più grande di me, Marco, quasi 65 anni. Marco ha due figli circa trentenni, è sposato, ma la sua famiglia è divisa in tre città, figli al nord, moglie al centro e lui al sud. So tutto della sua famiglia, dei suoi figli e di sua moglie. Lui mi rende sempre partecipe di tutto ciò che accade nella sua famiglia, io anche.
Con Marco è iniziato tutto con una timida carezza, ci siamo conosciuti sul lavoro 4 anni fa. All’inizio lui non faceva notare il suo interesse, era distaccato, poi un giorno dopo circa due anni di incontri lavorativi che si tenevano bimestralmente, mi ha confessato di vergognarsi perché a 63 anni si sentiva innamorato come un bambino. Io ero sempre stata fedele a mio marito, ma quella carezza, da parte sua, uomo maturo colto e affascinante, mi ha fatto finalmente ritrovare la gioia di vivere e battere il cuore. Per quasi un anno ci siamo visti ogni 15-20 gg , ogni qual volta si potesse creare l’occasione per una riunione, un meeting, un congresso. Sono rimasta stupita, un “vecchietto” aveva ridato un senso alla mia vita ed ero di nuovo felice ed appagata come donna. Da quando ero ragazza non mi sentivo così felice e così radiosa. Marco non mi ha mai fatto un regalo per lungo tempo, forse voleva capire se fossi interessata ad altro. Ma a me bastava così. Mi aveva regalato là sessualità che avevo smarrito, ed è stato già tanto. Poi io ho cambiato lavoro ed è stato difficile incontrarsi. In più con il lookdown niente congressi niente meeting nessuna scusa buona per spostarsi. I 500 km che ci separavano e ci separano sono stati una grande prova d’amore. Per mesi ci siamo sentiti tutti i giorni poi finalmente a luglio ci siamo incontrati a metà strada per un fugace saluto di una oretta ed settembre è venuto a trovarmi nella mia città: mi ha portato il suo primo regalo, un piccolo anello, tale da passare inosservato. Solo mia madre lo ha notato, solo lei poteva notarlo. Ora con la seconda ondata epidemica impossibile incontrarci. Continuiamo a sentirci giornalmente… intanto da febbraio ormai il nostro è solo un amore platonico. Ora non sono più innamorata della vita come quando potevamo vederci, e fantastico sulla possibilità di poter vivere con lui un domani. Spero che lui possa lasciare il suo lavoro e trasferirsi nella mia regione, per poter riprendere a gioire della vita insieme. Lui non lascerà mai sua moglie effettivamente, per non perdere la stima dei suoi figli. Io invece forse lo farei. Mi spaventa solo l’idea che un giorno lui possa venire a mancare… quindi mi rattristo e continuo con agonia a vivere una vita apparentemente serena ma triste, con la mia famiglia perfetta, da Mulino Bianco.

Le Vostre Storie

Sessant’anni ma non sentirli affatto

Nata nel 1959, per la prima volta nella mia vita guardo con fastidio al nuovo anno (il tempo sembra aver acquistato una velocità esponenziale ormai da diversi anni). Non mi piace affatto l’idea di compiere sessant’anni fra pochi mesi, perché dentro ne sento trenta. Non mi sento affatto matura e realizzata.

Penso ancora di voler cambiare lavoro, compagno, magari paese o continente, perché mi sembra di non avere mai iniziato a vivere realmente. Mi tengo in forma e tutti mi dicono che non dimostro affatto i miei anni, ma questo non mi basta.

Come posso venire a patti con l’idea della vecchiaia o della morte? Cado in depressione per molto meno! Conosco persone online e mi accorgo di formare attaccamenti irrealistici e adolescenziali per persone che ovviamente non lo meritano. Ho provato a frequentare un corso di mindfullness, a cercare aiuto da uno psicologo, ma dopo poche sedute mi sono allontanata, scoraggiata. Cosa devo fare?

La nostra lettrice ha chiesto di avere una risposta pubblica da una psicologa esperta del mondo senior. Risponde Silvia Lo Vetere:

“Gentile Signora, c’è sempre un momento, per lo più nella seconda parte della vita, in cui la percezione del tempo cambia: certo non è un fatto oggettivo perché il tempo scorre sempre uguale, ma dentro di noi no.

E’ un momento di particolare turbamento e anche di grande importanza. Un momento che può essere una condanna o una preziosa opportunità. Molto dipende da noi.

Sono due infatti le strade che si parano davanti a noi di fronte all’inevitabile turbamento di questa nuova consapevolezza: negarla con orrore o venirne a patti trovandone anche i potenziali aspetti di valore.

Non rari tentativi di fuga si osservano sulla prima via, quella della negazione, diversi e quanto mai illusori: tornare ad esempio adolescenti con l’amore dei primi anni di scuola, vestirsi da teenager e magari sfrenarsi in discoteca, o altre cose simili. Tutte cose capaci magari di regalare sollievo nell’immediato, ma sulla lunga, lasciare nel vuoto di una illusione seguita invano.

La seconda strada è la più complessa, ma spesso la più proficua: non lottare contro i segni del tempo, accettarne il rammarico, il turbamento, l’impotenza come sentimenti difficili ma naturali. Affetti con cui nel tempo imparare a convivere magari parlandone anche con i coetanei.

Quasi sempre da questa maggiore accettazione, nasce anche la maggiore capacità di apprezzare aspetti diversi di noi, sopraggiunti con l’età: magari una maggiore consapevolezza di noi stessi, magari una qualità della relazioni più profonda, una maggiore capacità di scelta o altro ancora.

Chissà, forse ora lei pensa di sentirsi meglio cambiando tutta la sua vita. Magari ha ragione, ma forse può rendere più preziose e soddisfacenti le cose che già ha: trovare strade e interessi per ravvivare ad esempio il legame con il partner, avere con i colleghi uno scambio più significativo, coltivare qualche hobby finito il lavoro, allargare la cerchia di amicizie.

Non è rivoluzionando le cose fuori di noi che il nostro malessere migliora. Lei è una donna intelligente e ancora piena di passione: la incanali migliorando la qualità delle cose che fa, capendo di cosa davvero ha bisogno e desidera realizzare. A sessant’anni non può essere più il tutto ciò cui dare voce come a vent’anni. Ma se si impara a selezionare e a scegliere, la qualità delle esperienze che ancora la attendono potrà essere anche molto più intensa e preziosa che a vent’anni.

Le Vostre Storie

Cercare lavoro a 60 anni

Fra poco ho 60 anni.
Una laurea che qualche volta nascondo nei CV per aver la possibilità di essere assunto.
Ma questo non avviene mai.
35 anni di contributi adesso fermo da 1 anno.
Quel che mi sta colpendo è la voglia di smettere di cercare.
In pratica sono stanco, non ho più energie né testa.
Cerco di reinventarmi in altri contesti : volontariato, tempo libero ecc.
Però il lavoro manca per chi è stato sempre in mezzo.
Non parliamo poi dei soldi, altro capitolo frustrante.
Le notti sono un incubo , sono anni che non faccio un sonno regolare; il problema è che mi sto abituando anche a questo.
Scusate per lo sfogo ma di questo non parlo con nessuno

Le Vostre Storie

Sradicata

Classe 1956, donna, e, come tale, cresciuta sotto una campana di vetro per tutta l’adolescenza, perchè ai miei tempi niente discoteca e niente amicizie maschili, solo l’amica del cuore ed i compagni a scuola. Appena diplomata vengo mandata da sola a Milano all’università e contemporaneamente ho il privilegio di frequentare un prestigioso Istituto Farmaceutico dove lavoro nei laboratori anche dieci ore al giorno studiando nelle ore notturne e i miei non mi danno una lira per mantenermi. Ce l’avrei anche fatta perche’ con la mia intelligenza brillante trovavo soluzioni a tutto, ma non è durata a lungo.

La mia vita è stata tutta cosi. Periodi piu’ o meno lunghi di stabilità seguiti da sconvolgimenti radicali. Sono riuscita a rimanere infelicemente sposata per 22 anni, a crescere una meravigliosa figlia e a riprendere poi una vita randagia, con frequenti traslochi e cambi di lavoro. E’ vero, me la sono cavata, ma dentro sono spezzata. Non mi sono laureata, nel lavoro non ho fatto carriera ed ora, a 61 anni, non riesco ad instaurare amicizie stabili perche’ qualcosa dentro di me e’ instabile, sempre pronto a partire, a cambiare e ad abbandonare tutto.

Riesco a trovare un posto adatto a me ovunque, ma tutto mi e’ sostanzialmente estraneo come la citta’ in cui vivo ora. Ho conoscenze superficiali, ma non sono piu’ riuscita a creare un’amicizia profonda come ai tempi della scuola. Sempre impegnata a barcamenarmi ed affrontare nuove sfide. Ora la mia salvezza sta nell’avere un lavoro molto sicuro, il famoso impiego statale che i nostri giovani vedono col binocolo, nonché la prospettiva di rimanere in questa città fino alla pensione.

Al futuro non riesco a pensare, non lo voglio immaginare ne’ in positivo ne’ in negativo. Cerco di mantenermi di aspetto giovane ed in buona salute selezionando con cura la mia alimentazione. Sono diventata vegetariana, praticamente vegana, dal Luglio scorso attuando l’ennesima trasformazione radicale e devo dire che i risultati sono eccellenti sotto tutti gli aspetti, fisico, energetico e mentale. L’esistenza, che a volte si comporta in modo curioso, ha fatto si che proprio nel pieno della mia trasformazione alimentare mi si sia allagata la cantina dove c’erano i ricordi di una vita, libri, appunti, oggetti. E buttare via tutto l’ho vissuto come ulteriore alleggerimento. Ma perche’ noi di una certa eta’ conserviamo tutto?

Sì, mi sto rinnovando per l’ennesima volta, sento già il profumo del nuovo che arriva. Una nuova sfida, un’amicizia, un amore, chissà? Pare che noi donne si viva fino a 85 anni e allora me ne restano 24 da vivere alla grande. Ho letto tutte le vostre storie e mi piacciono tutte. Sono storie di chi, comunque, come me, ce l’ha fatta ad arrivare a questa età. Dobbiamo esserne fieri, orgogliosi, abbiamo affrontato di tutto ed ora finalmente ci attendono un po’ di meritato riposo ed una vita piu’ serena.

Le Vostre Storie

Tempo di ricominciare

Ho 57 anni e, per mia scelta, in pensione da alcuni mesi (una delle poche fortunate).
Vivo in una bellissima casa col marito e due figli (entrambi universitari).
Ho preso la decisione di andare in pensione anticipatamente perché ho sempre creduto nella qualità della vita a discapito di una minore entrata economica. Ho iniziato questo nuovo periodo con tanto entusiasmo e voglia di fare, convinta che la nuova situazione, potesse regalarmi una valanga di momenti emozionanti come viaggiare in qualsiasi periodo dell’anno, conoscere persone, luoghi nuovi e dedicarmi ai miei hobbies; insomma ero convinta che la mia nuova esistenza di “giovane pensionata” potesse essere qualcosa che tutti mi avrebbero invidiata.
Invece a distanza di mesi mi ritrovo a rimpiangere il lavoro (anche se era pesante a causa dei continui spostamenti), lì potevo godere della compagnia quotidiana di colleghi che a distanza di anni erano diventati carissimi amici… che tristezza.
Ho cercato di coinvolgere il marito ma ora mi sono arresa. Ho quasi la sensazione che più io cerchi di fare, più lui remi contro per riportare la vita alle nostre solite abitudini. Devo impormi di organizzare la mia vita da sola, non sarà facile ma ci riuscirò.
Non ho un profilo facebook perchè, dopo tanti anni passati nell’informatica, ho sempre creduto nel rapporto diretto e non a quello virtuale ed ora mi trovo a scrivere a sconosciuti ma che attraverso le loro parole, sento più vicini dei miei soliti amici. Strano vero?
Un’amica che invidia molto il vostro stile di vita!!!! BRAVI
Un sincero abbraccio

Le Vostre Storie

Tempo di coraggio e utopia

Ho sessantaquattro anni e non sono vecchio o almeno non mi sento tale. Io vorrei stare ancora in mezzo alle persone, aggrapparmi a quello che accade. Ci sono risvegli che sono uguali a quelli dei trent’anni, pieni di amore, pieni di fame, pieni di voglia di stupire e di stupirmi, ma di andare all’università della terza età o in un centro anziani a giocare a tressette rimpiangendo il passato, proprio non mi va. Che poi a tressette io non so nemmeno giocare. E non mi va neppure di rifugiarmi in un cinema a vedere film pornografici e farmi tenere compagnia da tutta quella carne spiaccicata sullo schermo. Che infinita tristezza.

Io sono un uomo i cui pensieri, le cui paure sono di pura semplicità. I miei soldi sono contati, la mia casa è dignitosamente piccola, i miei sogni sono come i sogni di chi da sveglio litiga con la realtà nemica e un po’ perfida. Alla mia età nessuno è sicuro di niente ma tutti sperano in qualcosa, e anch’io. Magari qualcosa piena di aspettative ma anche di dubbi. E anche per me si fa più forte il sospetto che i giorni possano contenere ancora qualche sorpresa e non debba rimanere fermo e dignitoso a farmi sfuggire dalle mani la sabbia della mia clessidra.

Ci sono giorni interi che se ne vanno come in uno sbadiglio, anni che durano il tempo di una gita scolastica e ci sono minuti che possono contenere tre generazioni. La vita è così interessante che mi piacerebbe restare qui per sempre solo per vedere cosa succede, come va a finire. La vita è bella ad ogni età con i suoi chiodi, le sue nuvole, le sue carezze.

Le Vostre Storie

Amo viaggiare

Sono Guido, 67 anni in pensione, di Roma (ma vivo vicino al Lago Maggiore).
Come forse molti di voi mi trovo a scontrarmi spesso con le difficolta a far comprendere agli “under” che sebbene il fisico non è quello di una volta, lo spirito, il desiderio e la volontà di viaggiare sono rimasti immutati, anzi forse questi sono addirittura aumentati, adesso che ho tempo vorrei usarlo.

Amo viaggiare in auto, ho una land cruiser attrezzata per grandi viaggi, Iran, Turchia, Tunisia, Marocco, Algeria, Mauritania e quasi tutta l’Europa sono solo una parte dei 300 mila km percorsi dall’arzilla vegliarda che è un po’ come me, ancora in rodaggio… (Gli altri chilometri li hanno fatti quelle che l’hanno preceduta).
Solo oltreoceano ho rinunciato alla mia macchina e alla comodità che offre, (tutto per due persone anche dormire).
Ho noleggiato veicoli fuoristrada e ho fatto 5 viaggi in Sud America, percorrendo diecimila Km a viaggio tra terra del Fuoco, Patagonia, in Cile e Argentina, deserto de Atacama, Nord Ovest Andino, Iguazu, Salar de Uyuni in Bolivia, tra le piste polverose sulle Ande nelle zone più remote di Argentina, Cile e Bolivia (ma anche Messico, Guatemala, Belize e Honduras).
Sono tornato a gennaio da un viaggio di 45 giorni, eravamo sei persone, un 67enne (io) una 63 enne e suo marito 73enne, e poi due ragazzi di 40 anni che facevano fatica a starci dietro
Il mio messaggio è: se qualcuno è interessato a viaggi in auto anche in terre lontane, eccomi!

Foto di Guido, tratte dai suoi viaggi. La sua storia è pubblicata anche su www.osservatoriosenior.it

Le Vostre Storie

Occhi

Occhi
In fondo agli specchi,
ritagli azzurri di cielo
affollano di presenze
un’infanzia appena perduta,
mentre vivo la mia sera,
di pacato stupore.

Ed è proprio cosi, lo stupore è il sentimento che mi pervade in questo momento della mia vita, nel quale devo fare un bilancio di quello che è stato, e progetti per quello che ancora sarà! 70 anni e non riconoscersi in questa cifra così densa di anni, traguardo importante che, per la prima volta, ti mette di fronte a fragilità e paure e che non pensavi di avere.
Ho sempre vissuto con entusiasmo e coraggio, mi sono sposata molto giovane, sono stata una mamma giovane, sono vissuta per molti anni tra generazioni di studenti, ai quali ho cercato di trasmettere conoscenze, passioni, ed il rapporto con loro mi ha fatto crescere, mi ha fatto sentire utile.  Ancora oggi i miei studenti vengono a trovarmi e a chiedere consigli su quali libri leggere, quali film vedere, e a parlare di viaggi, che sono un’altra delle mie passioni.

La consapevolezza di aver risvegliato in loro qualche interesse particolare, ricordo di averli accompagnati spesso a vedere qualche mostra, ragazzi che prima non erano mai entrati in un museo, tutto questo contribuisce a dare un senso al mio passaggio su questa terra.
Meno attenzione ho posto ai miei rapporti sentimentali, il mio matrimonio è finito dopo 15 anni, gli altri miei rapporti, seppur lunghi, sono naufragati per la mia mancanza di impegno nel coltivarli, così occupata com’ero a fare altro!

L’unico rapporto riuscito è quello con mio figlio, che, nonostante me, è cresciuto ed è diventato un uomo dolce, un figlio, un marito, un padre affettuoso. E questo lo considero uno dei regali più grandi che la vita mi abbia elargito.
Ho sempre viaggiato molto, in compagnia, spesso anche da sola, mi sono emozionata e mi emoziono per i paesaggi, la natura, la gente di posti anche molto lontani, sono tornata a casa arricchita, tutte queste esperienze le trasformo poi in parole, perchè amo scrivere poesie e racconti.
Ho sempre pensato di “poter bastare a me stessa”, ma da un po’ sento che non è più così. Talvolta mi sento avvolgere da una leggera malinconia, ed il desiderio di poter condividere si fa largo tra l’autonomia e l’efficienza che mi hanno sempre contraddistinto.Forse a ciò contribuisce anche un problema di salute che ho avuto e che per la prima volta mi ha messo di fronte alla fragilità del corpo, e proprio adesso sento il bisogno di rapporti veri, profondi, ed il desiderio di potere chiedere aiuto, qualche volta, togliendomi di dosso quell’abito di efficienza, del quale mi sono sempre rivestita.
La società considera spesso l’invecchiare come una sconfitta da nascondere, da ritardare il più possibile; alla negazione, all’imbarazzo, all’umiliazione bisognerebbe sostituire il rallentamento, l’approfondimento, la sincerità di relazione.
Bisognerebbe, però, venire a patti con pregiudizi, con i propri limiti, con le proprie paure, con gli spettri della depressione, della solitudine,
Bisognerebbe imparare a non rimpiangere quello che si è perduto ma, piuttosto, a meravigliarsi, con una nuova freschezza, di quello che si sta diventando.
Ne sarò capace?

liliana

Le Vostre Storie

Adrenalina in circolo

Una delle storie che ho letto in questo sito ha un titolo bellissimo, “Ho trovato la mia giusta dimensione”, in cui mi ritrovo perfettamente. Penso che ognuna di noi stia meglio quando riesce a trovare la dimensione che le è più congeniale, ma per trovarla bisogna cercarla e questo richiede sforzi, non è né semplice né immediato.
Io penso che che non esista un modo migliore degli altri per vivere i sessanta e i settant’anni, non c’è la ricetta buona per tutti, ognuno deve essere e fare quello che più risponde al proprio modo di essere, ai propri bisogni e gusti.
Io ad esempio, che di anni ne ho 66, sto bene quando sono molto impegnata. Ho tante amiche che al contrario stanno bene quando sono libere da impegni, ma per me è il contrario. Io sto bene quando c’è qualcosa che mi scorrere l’adrenalina nel sangue.
Ho provato, dopo aver finito il lavoro regolamentare, a stare senza impegni ma non era la mia dimensione, non mi piaceva. Mi sono tuffata in attività che mi sembravano utili e significative e da quel momento sono stata meglio. Mi sono iscritta ad un corso di pianoforte che è sempre stata la mia passione nascosta. Passo quotidianamente a trovare e aiutare una vicina di casa invalida che non riesce più a sbrigare le faccende da sé. Mi sono messa a disposizione della mia famiglia per aiutare un nipote di mia sorella a fare i compiti. Giro in internet alla ricerca di offerte di viaggio e appena posso vado a visitare qualche città italiana ed europea che non conosco. E da un po’ sto facendo conti perchè mi piacerebbe aprire, insieme ad un’amica, un negozio di abbigliamento vintage per noi signore mature, ma non è detto che lo faremo perchè dovremmo rischiare molti soldi.
Ecco, la mia dimensione è questa: accettare che ci sono i limiti dell’età ma usare le energie che ho per tenermi impegnata in attività che ancora mi fanno sentire viva.